‘Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca per ascoltare almeno il doppio di quanto diciamo.’
(Proverbio cinese)
Bologna nelle notti di primavera ha un’aria misteriosa e malinconica. Chi la conosce sa cosa intendo. Chi non la conosce immagini i palazzi medievali di mattoni rossi illuminati da luci gialle, una leggera nebbia che indugia sotto i portici e, qua e là, seduti sui gradini delle chiese o sui muretti ai bordi della strada, piccoli gruppi di persone che parlano a bassa voce di chissà quali segreti e verità.
E’ in una di queste notti che ho incontrato il protagonista di questa storia. Non so il suo nome né dove abiti, ma ho conosciuto i suoi pensieri e ho imparato qualcosa di importante.
Camminava lento in Piazza Santo Stefano, in mano una borsa di plastica piena di chissà cosa e l’aria trasandata di chi non ha nessuno che lo aspetta a casa, sempre che abbia una casa. Si è avvicinato al mio piccolo gruppo e ha cominciato a parlare. Lì per lì ho pensato che fosse uno dei soliti ubriachi e in un secondo ho individuato le cinque migliori soluzioni per liberarcene, ma poi qualcosa mi ha colpito nel tono della sua voce, nella luce dei suoi occhi e ho ascoltato le parole.
Raccontavano una vita solitaria e fuori dagli schemi: l’attività commerciale che è andata male, la scelta di imparare a dipingere “con le siringhe” e poi la necessità di perfezionare la tecnica per non sprecare il colore “che costa molto”. E più mostravo interesse, più facevo domande e chiedevo chiarimenti, più scoprivo aspetti interessanti e insegnamenti utili.
Il nostro protagonista era pieno di soddisfazione mentre descriveva come una macchia di colore può diventare il viso di un clown o la sagoma di una scimmietta su un ramo. Ma solo se “scolleghi la mano dal cervello” e lasci che sia quel qualcosa che senti dentro a guidarla: è allora che compaiono scene e persone della tua vita che hai dimenticato o che ti hanno lasciato un segno, tu le riguardi e ti accorgi che qualcosa è cambiato, che ti senti meglio.
Se vogliamo essere dei buoni ascoltatori, dopo esserci liberarti dal pregiudizio, dall’idea che sappiamo già chi è e cosa vuole chi ci sta di fronte, è importante che concentriamo totalmente la nostra attenzione sull’altro, facendo domande che ci aiutino a comprendere il vero significato di comportamenti e azioni che magari a noi sembrano irragionevoli o irrazionali.
‘Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili’ (Arte di ascoltare e mondi possibili – M. Sclavi, 2000).
Com’è finita la storia? Così com’è arrivato se ne è andato, senza chiedere nulla.
Che cosa ho imparato? Che talvolta un passante può spiegarti come funziona l’animo umano meglio di un professore universitario, che, per quanto possa apparire inadatto, è sempre un buon momento per mettersi in ascolto, che ci sono mondi di cui normalmente sfioriamo appena l’esistenza.
E poi, sapete, anch’io qualche volta dipingo…